Recensione de Le cose che ancora non sai, Maricla Pannocchia, Astroedizioni, 2017

di Maria Stella Falco

Ambientato in Inghilterra, si nota, rispetto a diverse caratteristiche, il riferimento alla letteratura inglese contemporanea: ne è “prova” il fatto che un personaggio, Allyson, ama la Letteratura inglese.

Il testo è paragonabile a “I passi dell’amore” di Sparks, di cui è una “variante”, in quanto racconta come, altre tipologie di amore – tra amici e filiale – consentono, alle persone coinvolte, di crescere in momenti difficili della propria vita.

Interessante la struttura, anch’essa di stampo inglese: brevi capitoli dedicati, alternandosi, alle due protagoniste principali. Scrittura semplice, dialoghi scorrevoli, parole, citazioni, insegnamenti, lettere, che arrivano al cuore.

La storia è narrata è frutto della fantasia dell’Autrice che però – come afferma nella sua “Nota” conclusiva – “per diverse scene” si è ispirata “ad alcuni ragazzi e ragazze che hanno un cancro”. Appartiene al genere “romanzo” ma – come mi suggerisce il “titolo” della collana a cui appartiene– è una storia di vita.

L’occasione perché il viaggio, i viaggi, interiori e concreti si compia/no, tutto succeda, inizi e proceda, è un evento tragico: la diagnosi di “leucemia mieloide acuta” fatta a Coleen; questa “malattia grave (…) del corpo” prende la vita della diciassettenne e se ne impadronisce senza chiederle il permesso. Coleen non vuole “che qualcuno si metta a pensare che (le) stia intaccando pure la mente, l’anima”. Non vuole essere lei la prima a crederlo. E così non sarà, mai.

E’ la storia di amicizie “vecchie” e “nuove” che divengono via via sempre più intense, di una famiglia. Ribadisce il valore del tempo e delle promesse tra personaggi che, in vario modo, saranno destinati a viaggiare.

E’ la storia di un’immensa reciproca gratitudine che le parole (forse non dette) non bastano a esprimere; che sconfina in un tempo – che acquisisce profondo valore – eterno.

Diverse vite – di adolescenti e adulti – si intrecciano, si svolgono, si evolvono, maturano consapevolezze. In tutti sorgono delle domande, forti interrogativi esistenziali ai quali, superando le proprie paure, Coleen risponde, spiazzando chi le sta intorno.

Coleen, improvvisamente, vivendo e affrontando la sua malattia – affermerà qualcuno a lei vicino – riesce a “impartire lezioni” – laddove “impartire” potrebbe essere inteso come sinonimo di “imporre”: ma non è questo l’intento della ragazza che, anzi, innanzitutto, impara ad accettare ciò che affronta e dovrà affrontare. E’ un esempio. Perché gli altri facciano altrettanto. Accettino. Anche se è difficile e doloroso. Tutti ne diventeranno consapevoli: le sue parole non sono solo frasi fatte, retoriche, ma sono “la chiave” per diventare consapevoli e artefici della propria vita.

Di Maria Stella Falco

Sono Salentina della provincia di Lecce, socia e collaboratrice volontaria, curo la Rubrica Esperienze Accessibili sul blog ItaliAccessibile. Ho sempre amato scrivere, poesie e racconti, articoli. Ho una disabilità motoria e considero “la disabilità una manifestazione creativa di una speciale normalità. In un mondo globalizzato, grazie alla diversità di ognuno.", come ho scritto nella mia tesi triennale in Letteratura Italiana contemporanea. Da quando un incontro mi ha permesso di rivalutare la mia vita e la mia disabilità, mi impegno nel sociale a diffondere la “cultura della disabilità” con tanto entusiasmo…

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