Il colonnello Carlo Calcagni (foto forzearmate.org)Il colonnello Carlo Calcagni (foto forzearmate.org)

“Sono le terapie che mi fanno sopravvivere, ma è la bicicletta che mi fa vivere”, queste le parole del Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito italiano e campione paralimpico Carlo Calcagni, campione sportivo e atleta del Gruppo Paralimpico della Difesa. Calcagni, che ha fatto del motto #MaiArrendersi il suo vessillo, è un ex paracadutista, pilota e istruttore dell’esercito italiano che, nel corso di una missione di peacekeeping in Bosnia nel 1996, è stato a contatto e contaminato da sostanze tossiche. È, attualmente, membro dell’ONA (Osservatorio Nazionale sull’Amianto – Vittime del dovere).

A causa dell’esposizione a tale “nemico invisibile” che colpì diverse migliaia dei suoi colleghi e ne uccise 400, è iniziata per il colonnello Calcagni una nuova, personale lotta per non cedere agli effetti che quel nemico spietato ha avuto e continua ad avere sul suo corpo. Ad oggi, infatti, la sua diagnosi è di malattia neurodegenerativa, cronica, multiorgano, progressiva e, purtroppo, irreversibile a causa della presenza nel suo corpo di ben 28 metalli pesanti (tra cui due radioattivi come il Cesio e l’Uranio) e 22mila volte oltre i valori di riferimento.

Il colonnello Carlo Calcagni (foto web)

I medici del Breakspear Medical di Londra, presso il quale Calcagni è stato ricoverato per sottoporsi a terapie ed interventi chirurgici invasivi, ritengono tuttavia che la vita di Carlo sia un miracolo proprio per la sua forza e la sua resistenza a tali effetti, grazie anche allo sport costante nonché ad un’impareggiabile forza di volontà.

Sindrome mielodisplastica, distiroidismo, insufficienza renale, MCS (sensibilità chimica multipla), insufficienza cardiaca, fibrosi polmonare interstiziale con insufficienza respiratoria, degenerazione neurologica con parkinsonismo, disautonomia, da 18 anni la giornata del Colonnello, è scandita dai ritmi delle terapie farmacologiche multiple e diversificate che gli permettono, come lui stesso ha detto, di “sopravvivere, ma per vivere ho bisogno di altro” e proprio in questo “altro”, lui trova forza e determinazione: lo sport.

Un’attività che è diventata un’essenziale ed imprescindibile “fonte di respiro e di vita”, spinta dalla passione e dall’amore verso una famiglia che Calcagni non ha alcuna intenzione di abbandonare e che lo motiva ogni giorno a non mollare e non arrendersi. Una forza talmente dirompente che si è trasformata in successi sportivi in diverse specialità e che oggi punta più che mai al grande sogno di Tokyo 2021.

Il colonnello Carlo Calcagni (foto web)
Il colonnello Carlo Calcagni (foto web)

È sua, infatti, la sfida ciclistica “everesting10k” (in una versione in cui bisogna superare un dislivello di 10mila metri, in 11 ore e 21 minuti) che lo scorso 2 giugno (data molto significativa per un rappresentante dell’esercito italiano), gli ha permesso di realizzare l’impresa della conquista del Monte Grappa. Ma il suo debutto nel mondo paralimpico avvenne nel 2014, quando entrò nel neonato corpo degli atleti paralimpici della Difesa e iniziò a pedalare su una bici normale per poi passare al triciclo a causa di un peggioramento delle proprie condizioni di salute: riesce, tuttavia, a vincere altri due titoli italiani.

Nel 2015 debuttò in Coppa del Mondo di paraciclismo con il suo omonimo team Calcagni, senza essere ancora un atleta della nazionale e vinse battendo i più forti al mondo e guadagnando la tanto agognata maglia azzurra. Nel 2016 ha conquistato tre medaglie d’oro agli Invictus Games di Orlando (Florida) e nel 2018, proprio per il suo impegno e le sue vittorie sportive, è stato insignito del Premio “Fair Play” dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play.

Ma ancora tanti sono i successi sportivi raggiunti da Calcagni, come quello di “2milionikm+”, iniziativa svoltasi dal 26 settembre al 25 ottobre 2020 che ha avuto lo scopo di supportare il movimento ciclistico giovanile della Federazione Ciclistica Italiana e le attività di Terapia Ricreativa Dynamo per bambini malati offerte da Dynamo Camp, nonché l’obiettivo di percorrere in sella un totale minimo di 2 milioni di chilometri in tutta Italia. Il Colonnello, ha contributo a tale iniziativa compiendo ben 6035,77 km, ottenendo il vertice della classifica individuale.

Il colonnello Carlo Calcagni (foto forzearmate.org)
Il colonnello Carlo Calcagni (foto forzearmate.org)

Eppure, nonostante questi obiettivi raggiunti, Carlo Calcagni ha un grande rammarico: “Ritengo di poter essere d’aiuto per molte persone, ma spesso questa possibilità mi viene negata e la mia lotta quotidiana non viene riconosciuta da chi, invece, dovrebbe sostenerla. Credo, inoltre – ha proseguito Calcagni – che il sistema delle classificazioni nell’ambito paralimpico debba essere rivisto in un’ottica di maggiore uguaglianza per gli atleti coinvolti. Nel mio caso – ha concluso – mi auguro vivamente di poter avere la possibilità di partecipare a Tokyo 2021 in quanto ho vinto tutte le competizioni alle quali ho partecipato“.

Di Sabrina Longi

Amo la musica, l'arte, la natura e le tematiche sociali. Scrivo le mie passioni e le condivido con tutti voi: la realizzazione di un grande sogno. Sono cantante e cantautrice nella band "Nova". Sono traduttrice e copywriter. Vivere di arte è un forma di esistenza che ti permette di stare coi piedi per terra e con la testa tra le nuvole. Scrivo da Palermo, Sicilia, l'Isola italiana che per me resterà sempre la più bella del mondo. Sono stata collabotrice giornalistica presso la testata locale Giornale Cittadino Press (GCPress) di Palermo e sono alla ricerca di nuove collaborazioni editoriali.

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