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VICENZA. Esistono tante accessibilità quante sono le disabilità. Il concetto di accessibilità è, infatti, poliedrico, presenta mille facce e mille appuntiti angoli contro cui si può andare sbattere e farsi male. E nella settimana in cui si apre Gitando.All a Vicenza, la fiera del Turismo accessibile (dal 3 al 6 aprile), meglio svelare una di queste tante facce. Sì perché rendere un edificio storico fruibile a tutti, ove possibile ovviamente, non è soltanto un segno di civiltà – parola che sento raramente in Italia – ma può avere anche un ritorno economico a copertura dei costi. Ecco perché l’accessibilità fa bene all’Expo 2015 (Leggi: Expo, la sfida dell’accessibilità di Franco Bomprezzi) e fa bene al prodotto turistico italiano
«Questa mattina alla quarta edizione del Bifa (buy Italy for all) erano presenti 50 buyer internazionali che compravano pacchetti turistici accessibili da 150 venditori italiani – spiega Roberto Vitali, patron di Gitando e imprenditore nel mondo del turismo accessibile con Village for All -. Dobbiamo cominciare a pensare alle persone con disabilità come a clienti, utenti di un servizio che portano altri clienti… Tanto che un sommario calcolo stima in 50-60 milioni di persone il potenziale bacino d’utenza nella sola Europa». Una sfida che porta con sé un cambio di mentalità, infatti non esiste un’accessibilità universale, ma tante necessità differenti, tanti bisogni. L’ha compreso anche il Fondo Italiano per l’ambiente, il Fai, che proprio dalle pagine di Invisibili ha lanciato un appello alle associazioni per rendere i suoi palazzi fruibili a tutti (Leggi: Il Fai apre ai disabili)
Nel paese dei mille campanili e degli altrettanto numerosi campanilismi ognuno poi pensa a sé. «Il comitato per la promozione del turismo accessibile del Ministero del Turismo – spiega Vitali, che del comitato è il portavoce – ha monitorato 360 progetti in Italia volti a rendere accessibili luoghi turistici, ma ciascuno si occupa di una specifica disabilità: i non vedenti portano avanti progetti per non vedenti, i disabili motori lavorano per abbattere le barriere fisiche. Nessuno che proponga un progetto integrato». E il risultato è ben visibile.
Qualche esempio? Il bel palazzo Vertemate a Chiavenna, edificio nobiliare di rara bellezza (Il video degli interni) costruito dai signori locali nei secoli grazia alle tasse sul proficuo commercio che si svolgeva lungo la valle – la porta d’ingresso di Svizzera e Germania per l’Italia – è parzialmente (solo il primo piano) accessibile alle persone con disabilità motorie. Ma per le disabilità sensoriali si è fatto ben poco. Peccato perché, forse, anche altre persone con disabilità sarebbero incuriosite da una delle tante leggende che legano questo palazzo alle origini di Shakespeare, di cui quest’anno si festeggia il 450° della nascita. Ebbene proprio il grande autore inglese discenderebbe dalla famiglia Crozzalanza (il volo di fantasia, infatti, vedrebbe nel nome Shakespeare – ovvero scuoti lancia – riferimenti a Crozza e Lanza), che abitava a pochi chilometri da Chiavenna e che erano imparentata appunto con i Vertemate.
Ma altri esempi si possono trovare facilmente e ne cito solo un paio di cui ho verificato l’accessibilità qualche giorno fa. In Piemonte, si può citare ad esempio l’abbazia di Staffarda, costruita nel 1135 e resa accessibile con delle rampe in legno, o il castello di Racconigi (visita per disabili su prenotazione), entrambi accessibili a persone con disabilità motoria, ma parzialmente godibili da chi ha disabilità sensoriali. Esempi forse minori, ma anche se si guarda ai grandi musei, la situazione non cambia.
E quando poi la fruibilità c’è non viene comunicata a dovere. Le guide tradizionali prestano un’attenzione limitata al problema – segnalando l’accessibilità degli alberghi e non quella degli edifici storici. Occorrono guide turistiche ad hoc come quelle realizzate dalla Fondazione Serono e chiamate A ruote libere presentate a Firenze qualche giorno fa e, che ancora, una volta pongono l’attenzione soprattutto sulle difficoltà motorie. «L’idea è nata dalla considerazione che le città italiane non possono essere considerate per tutti, perché scale, marciapiedi sconnessi, mezzi pubblici non sempre dotati degli ausili idonei perché tutti possano accedervi e tanto altro, rendono gli spostamenti di una persona a mobilità ridotta molto simili a un percorso a ostacoli – ha spiegato in conferenza stampa il direttore della Fondazione Serono, Gianfranco Conti -. L’Italia, in ambito comunitario non è certo tra le Nazioni che spiccano per l’attenzione all’accessibilità delle proprie città, e questa prima guida rappresenta uno strumento utile per diffondere il turismo per tutti». Firenze è la città protagonista della prima pubblicazione, a cui seguiranno quelle di tutte le più importanti città d’arte italiane a partire da Lecce e Verona. In previsione di Expo 2015 si proseguirà con Milano.
Alzare l’asticella della sfida è un po’ il compito di Invisibili. Anche perché l’accessibilità è soprattutto un problema di consapevolezza. E non di costi. Progettando correttamente, la differenza economica delle modifiche si rivela irrisoria. Un esempio di questo cambio di passo viene dalla città di Ferrara il cui centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, dove Ascom-Confcommercio Ferrara, un paio di settimane fa, hanno lanciato il progetto Ri-moversi in centro. L’occasione era il rinnovo dell’arredo urbano. Come far comprendere i bisogni di tutti? Semplice assessori, candidati sindaci, negozianti e presidenti delle associazioni locali sono state trasformate in persone speciali per un giorno. C’è chi è stato seduto su una carrozzina, chi è stato bendato o chi ha girato per la città con cuffie che hanno assopito ogni rumore, toccando con mano i reali bisogni delle persone con disabilità.
da Corriere della Sera – Invisibili del 03-04-2014
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