Boudoir Disability - Valentina Tomirotti - Foto di Micaela Zuliani per Portrait de Femme

ItaliAccessibile vi propone un’intervista a cura di Maria Stella Falco a Valentina Tomirotti, ideatrice, insieme a Micaela Zuliani (fotografa di Portrait de Femme), del “Progetto Boudoir disability”.

Boudoir Disability - Valentina Tomirotti - Foto di Micaela Zuliani per Portrait de Femme
Boudoir Disability – Valentina Tomirotti – Foto di Micaela Zuliani per Portrait de Femme

D. Valentina, raccontaci un po’ di te: ti piaci, piaci e sei una “giornalista a rotelle”.

R. Si mi definisco così: è davvero quello che sono. Mastico comunicazione e social media come pane quotidiano, condito da un carattere solare. Nella mia vita scrivo e alleno la mia passione per il mondo della moda, ma soprattutto coltivo la speranza di poter sdoganare il mondo dell’handicap, alleggerendo il cliché che tutti conosciamo: handicap=malattia e stop.

D. Racconta il “Progetto Boudoir disability”: come e perché è nato?
Questo progetto è una bomba socialmente utile. Dopo le discussioni sulle unioni civili, l’uguaglianza dei diritti, “Boudoir Disability”, credo possa essere considerato un ulteriore sfaccettatura della stessa medaglia. Nasce per alimentare un dialogo costruttivo su un argomento che in Italia è ancora tabù: associare il termine sensuale a chi è diverso da noi o non rispecchia certi canoni. Fortemente voluto da me e Micaela Zuliani, fotografa di “Portrait de Femme”, questo progetto è un inno a tutte quelle donne che hanno il coraggio di non rinunciare a se stesse.

D. Hai scelto di essere fotografata in lingerie e in camera da letto; dici che le foto “sono un inno alla sensualità e non alla sessualità”. Secondo me le foto sono un inno sia alla sensualità che alla sessualità, perché hai specificato questa “differenza”?

R. Non credo che per forza bisogna fermarsi sempre al contenitore, qui abbiamo voluto essere irriverenti, dirette e perché no, l’essere sensuale si può esprimere anche attraverso un modo di posare. Non è l’ambientazione a definire l’intento. Usciamo dai cliché, oltre alle immagini c’è un progetto di anti-discriminazione, basta etichette preconfezionate: ognuna di noi può piacere proprio perché diversa e può scegliere come mostrarlo o farlo capire. Non siamo qui ad etichettare.

D. anche io ho una disabilità, motoria; pure io, attraverso la mia disabilità cerco di comunicare messaggi positivi e di abbattere qualche stereotipo (https://www.italiaccessibile.it/a-nardo-le-maria-stella-modella-per-un-giornoho-realizzato-un-sogno/). Non credo che farei una scelta come la tua. Preferisco mostrare la mia sensualità e vivere la mia sessualità privatamente. Molte persone disabili potrebbero essere della mia stessa idea….

R. Boudoir Disability è solo un aspetto, un modo di spiegare un concetto, una scelta di linguaggio diverso dal solito. Non è sbagliato il tuo, non è sbagliato il nostro, sono solo diversi. Il concetto non è cos’è bello per chi e cosa non lo è. Dipende dal carattere, da cosa si vuole trasmettere e non è nemmeno così scontato che un po’ di pizzo sia sensuale. Ognuno può recepire il concetto e farlo suo. Basta esercitarsi ad andare oltre e non escludere a priori, le discriminazioni non ci appartengono e non dovrebbero nascere nemmeno in coloro che ci ascoltano. No?

D. I media, quotidianamente, ci propinano un’immagine della bellezza opposta a quella che traspare dalle foto. Vero, ma questa verità non riguarda solo le donne disabili. Non solo il corpo delle persone disabili viene inteso spesso come oggetto….

R. Il problema non è la donna oggetto nel mondo disabile, è che spesso non si vede l’essere donna e femminile, ma si fanno solo i conti con la malattia.
Ecco dov’è l’errore. Bisogna digerire che una persona disabile è una persona e non qualcosa da spostare, accudire e basta. Ci propinano una bellezza incastrata in regole, percarità, non si discute sul livello di bellezza, che ripeto sempre soggettivo,si discute di riconoscere il soggetto come essere pensante e gestore di emozioni e bisogni come chiunque altro. Ci stiamo battendo per una donna fuori da canoni rigidi di perfezione. “Portrait de Femme” sta portando avanti questa campagna in vari modi, non solo nella disabilità.

D. Si dovrebbe superare un pregiudizio in voga tra gli addetti ai lavori: magari non tutti gli uomini pensano che la donna disabile non sia sensuale, bella (pure interiormente).Credi anche tu che dovrebbe avvenire questo?

R. Certo che dovrebbe avvenire, ma non perché ne stiamo parlando ora, dovrebbe essere qualcosa di scontato. Se questo non avviene, come molto spesso accade, è qui che solo il dialogo aiuta a superare certe barriere mentali.

D. Le domande possono far pensare che ItaliAccessibile non abbia apprezzato la vostra iniziativa: non è così! Attendiamo risposte (e altre iniziative) interessanti!

R. Ci mancherebbe, è giusto sviscerare ogni perplessità o curiosità, siamo qui per essere visti e non guardati (due parole che possono indicare una stessa azione, ma con connotati diversi).

A questo proposito vi invitiamo all’evento organizzato da noi in Piazza Duomo a Milano, sabato 19 marzo alle ore 15 (https://www.facebook.com/events/761500713981578/) HAPPY DAY DIVERSITY.
Vogliamo per una volta festeggiare qualcosa che accomuna tutti, la diversità! Ognuno di noi è diverso dall’altro, per definizione e creazione.
Non ne possiamo più di discriminazioni, lotte, violenze, barriere mentali e pregiudizi. Se anche tu vuoi festeggiare in modo spontaneo, allegro, passando una giornata insieme a tante persone allora sei il benvenuto.
Musica, colori, allegria e voglia di fare festa, questi gli unici ingredienti.
Abbiamo scelto come data il 19 marzo perché in concomitanza dell’arrivo della Primavera, che simboleggia la rinascita, rinascita quindi di una nuova mentalità, aperta e senza discriminazioni di sorta.

Di Maria Stella Falco

Sono Salentina della provincia di Lecce, socia e collaboratrice volontaria, curo la Rubrica Esperienze Accessibili sul blog ItaliAccessibile. Ho sempre amato scrivere, poesie e racconti, articoli. Ho una disabilità motoria e considero “la disabilità una manifestazione creativa di una speciale normalità. In un mondo globalizzato, grazie alla diversità di ognuno.", come ho scritto nella mia tesi triennale in Letteratura Italiana contemporanea. Da quando un incontro mi ha permesso di rivalutare la mia vita e la mia disabilità, mi impegno nel sociale a diffondere la “cultura della disabilità” con tanto entusiasmo…

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